Sempre più donne calatine
preferiscono partorire negli ospedali di altre province
Tra i tanti motivi le condizioni igienico ambientali del reparto di ostetricia.
Non sono poche le puerpere calatine che negli ultimi anni sono andate a partorire negli ospedali di Vittoria, Enna e Gela, per citare alcune delle strutture preferite.
Sono varie le ragioni che spingono a
raggiungere strutture lontane molti chilometri dalla città della ceramica. Non
certo per il livello di professionalità consolidata nel tempo nel reparto di
ostretricia. Invero, spesso
piccole cose sono diventate giganti al momento della scelta della struttura.
Tra esse, da ultimo, risaltano agli occhi di tutti le condizioni
igienico-ambientali. Per quanto ad oggi si registri un livello di
rischio bassissimo e si possa escludere l’insorgere di patologie tipicamente
ospedaliere, a preoccuapre tanto gli operatori che l’utenza sono gli
ambienti lavorativi e quelli della degenza. A raccogliere questo stato d’animo,
ancora una volta, è il Tribunale dei Diritti del malato, nella persona del suo
Responsabile locale, Salvatore Sciuto, con il Presidente di Cittadinanza
attiva, Salvatore Patti. All’esito di uno dei consueti e rituali
monitoraggi della struttura calatina, ai loro occhi ha trovato conferma quello
che da tempo veniva lamentato. A causa della non
intervenuta, seppure reiteramente chiesta negli ultimi tempi, manutenzione
degli ambienti, buona parte delle stanze adibite alla degenza sono divenute
inagibili.
Ciò è dovuto alla periodica
infiltrazione di acqua meteoriche, che, specie quando copiose, hanno
determinato molta umidità e una diffusa presenza di muffa, con la conseguenza
che il Dirigente ha dovuto chiudere alcune di esse e in altre fare approntare
secchi per la raccolta. La situazione è ora divenuta insostenibile, specie che
la chiusura di alcuni ambienti ha dapprima ridotto la disponibilità dei posti
letti e, da ultimo, scoraggiato l’utenza, che non inteso far partorire i propri
famigliari in ambienti malsani con elevato rischio della salute della puerpera
e del nascituro.
Immancabile la diffida dell’associazione ai vertici aziendali, cui hanno assegnato quindici giorni per provvedere, anticipando diverse iniziative nel caso del protrarsi dell’inerzia.
Immancabile la diffida dell’associazione ai vertici aziendali, cui hanno assegnato quindici giorni per provvedere, anticipando diverse iniziative nel caso del protrarsi dell’inerzia.